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RIPARTIRE SI PUO`?

Intervista al Primario del reparto Malattie Infettive dell’Ospedale Sant’Anna di Como, Luigi Pusterla.

A più di un anno dall’inizio della pandemia di Coronavirus in Italia, parliamo con il Dottor Pusterla e cerchiamo di fare il punto. Ripartire si può? Come? Che estate ci attende?

 

  • Dottor Pusterla, qual è la situazione attuale dei contagi, nella nostra provincia comasca e nelle province limitrofe?

Purtroppo il numero dei contagi nella nostra provincia è ancora alto con delle oscillazioni che si abbassano soprattutto nei giorni di domenica e lunedì ma poi vi è una tendenza sempre vicino se non superiore ai 200 casi giornalieri , in riduzione rispetto ai mesi precedenti in cui si arrivava anche oltre i 500 casi ma ancora troppo alti. 

 

  • Abbiamo ormai compreso che il virus Sars Cov 2 è un patogeno nuovo, che deve trovare la sua collocazione nell’ambiente umano, muta costantemente ma non ha ancora ridotto la sua virulenza. Lo vediamo dal numero dei contagi attuali, nella nostra provincia comasca, che non accennano a diminuire, nonostante le chiusure generalizzate. Cosa ci dobbiamo aspettare, quindi?

Questa è sicuramente una domanda difficile a cui rispondere , il Virus COVID-2 è un patogeno noto da circa 16 mesi e purtroppo a mio avviso dopo soli 16 mesi non ci sono grandi esperti a meno che si diventi esperti in cosi poco tempo, tutti i virus tendono a modificarsi nel tempo per adattarsi meglio al proprio ospite e per meglio sopravvivere quindi le varianti di SARS-COVID-2 saranno sempre presenti e più ne cerchiamo più ne troveremo ma il vero problema sarà di capire quanto queste varianti possano essere pericolose per l’uomo ossia quanto saranno in grado di aumentare la loro contagiosità e la loro patogenecità, considerato che più il virus circola e più è in grado di modificarsi. 

 

  • Nella seconda ondata la provincia di Como ha avuto numeri altissimi, tra i più alti della Lombardia? Come si spiega tale fenomeno? Ha influito la vicinanza con la Svizzera?

La seconda ondata qui a Como è iniziata il 15 agosto dello scorso anno ed è tutt’ora in corso. Nella prima ondata abbiamo assistito circa 1350 pazienti mentre nella seconda ondata siamo ad oltre 3000 pazienti, con uno sforzo veramente importante di tutta la struttura sanitaria. Probabilmente nella prima ondata siamo stati parzialmente risparmiati ed il look-down totale ci ha sicuramente aiutato, mentre nella seconda ondata Como e provincia e Varese sono state investite con numeri elevatissimi e senza ombra di dubbio il confine con la Svizzera a mio parere può avere influito negativamente.  

 

  • Cosa avete imparato di nuovo sul virus Sars Cov 2, in questo ultimo anno?

Il COVID-2 è un virus che colpisce tutti indistintamente con una evoluzione differente in base alle caratteristiche dell’individuo. In particolare abbiamo imparato che l’età è un fattore di rischio in sé, cui si aggiungono le comorbidità legate all’apparato cardiovascolare come ipertensione , cardiopatie, disturbi del ritmo giocano un ruolo negativo sull’evoluzione della patologia così come l’obesità soprattutto con BMI >35, pazienti dializzati , diabete mellito non controllato e con complicanze croniche, malattie con deficit dell’immunità sia di tipo primario che secondario, vasculopatie e patologie polmonari quali ad esempio BPCO e fibrosi polmonare. Tutte queste patologie sono fattori che possono fare evolvere la malattia in maniera sfavorevole e ancor più significativa soprattutto se le comorbidità sono numerose nello stesso paziente che per questo diviene estremamente vulnerabile . 

 

  • Si è compreso per quale motivo, in alcuni soggetti contagiati dal Sars Cov 2, i sintomi sono lievi e in altri invece sono gravi e mortali? 

L’evoluzione dell’infezione  nei pazienti contagiati dal virus fondamentalmente dipende da tre concause che possiamo in maniera stringata esplicitare come a) la carica virale infettante ossia tanto più virus ci contagia più probabilità di una sintomatologia significativa avremo b) la virulenza del virus stesso ossia la patogenicità intrinseca che il virus ha di provocare danni c) la capacità di risposta del nostro sistema immunitario che a volte se troppo “tumultuosa” può anche essere dannosa 

 

  • Il fatto che una persona immunizzata possa essere colonizzata dal virus significa che il vaccino impedisce la replicazione del virus, ma non che il soggetto venga infettato? Questo che conseguenze ha?

La finalità della vaccinazione è proteggerci dall’infezione soprattutto dall’evoluzione dell’infezione in forme gravi. Il paziente vaccinato potrebbe essere colonizzato ma la risposta anticorpale dovrebbe eliminare il virus e il paziente potrebbe anche contagiare un altro paziente vaccinato  che a sua volta con la propria risposta anticorpale elimina il virus  ma tutto ciò dovrebbe essere compiuto in maniera asintomatica o paucisintomatica. Al momento possiamo dire che il fine primario della vaccinazione di massa è proteggere più persone possibili e ridurre al minimo la pressione sugli ospedali con la possibilità, in caso di sintomi, di una gestione domiciliare. Un recente lavoro pubblicato evidenzia come la vaccinazione svolge una duplice azione di protezione sia individuale ossia impedisce l’evolvere della malattia e sia comunitaria perché il paziente vaccinato non è in grado di contagiare a sua volta.   

 

  • Il Ministro della Salute Speranza si è detto convinto che `dobbiamo guardare al futuro con ragionata fiducia`, anche grazie all`accelerazione nella somministrazione dei vaccini. Sarà effettivamente così? Che estate ci attende?

Vogliamo anzi dobbiamo guardare al futuro con una fiducia ragionata perché grazie alla netta accelerazione della somministrazione dei vaccini , la copertura sempre in percentuale più alta delle persone fragili e delle persone anziane ,la maturazione che gran parte della popolazione può avere imparato in questi durissimi mesi di pandemia inizia a dare i primi risultati con una pressione sul Pronto Soccorso dei pazienti COVID che gradatamente si sta riducendo

 

  • Possiamo concludere dicendo alle persone che occorre ancora autoregolarsi, autodeterminarsi e collaborare a un disegno collettivo volto a liberarci da questo virus? Tocca tenere duro e essere ancora resilienti, insomma? Quali sono i suoi consigli?

Dobbiamo ancora prestare la massima attenzione e dovremo imparare a convivere ancora per qualche tempo con le mascherine e tutte le regole che abbiamo osservato in questi mesi per evitare il contagio perché ancora poco sappiamo sulla durata della protezione assicurata dai vaccini e quanto siano protettivi sulle varianti.

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A cura di Ylenia Galluzzo